L’ orsa Amarena è stata uccisa apprensione per i suoi cuccioli: Il 2023 è stato un anno drammatico per gli orsi, anche in Abruzzo.
L’orsa marsicana Amarena, un esemplare unico al mondo, non esiste più, vittima di spari da un fucile.
Le indagini sono in corso per stabilire la dinamica e le responsabilità di questo tragico evento, ma le autorità del Parco e della Regione sono profondamente sconvolte.
Amarena, sebbene “confidente,” non aveva mai dimostrato aggressività nei confronti degli esseri umani, e i danni da lei provocati erano stati sempre risarciti.
Da quanto si sa finora, nella serata del 31 agosto, un uomo ha aperto il fuoco su Amarena (codice di identificazione ufficiale F17) in una zona periferica di San Benedetto dei Marsi, un comune in provincia dell’Aquila e al di fuori dei confini del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise.
L’animale è stato ucciso, mentre l’uomo è stato identificato dalle autorità, e sono in corso le indagini per chiarire i dettagli e le responsabilità dell’accaduto.
Un’ipotesi plausibile è che Amarena si sia introdotta in una proprietà privata, diventando quindi un bersaglio.
Amarena, secondo quanto riferito dai responsabili del Parco, non aveva mai mostrato aggressività verso gli esseri umani, anche se le sue abitudini erano considerate “problematiche.”
Nel corso degli anni, era diventata sempre più a suo agio nei centri abitati, utilizzandoli sia per reperire cibo più facilmente (era nota per accumulare frutti, da cui il suo nome) sia come rifugio per i suoi cuccioli, per tenerli al riparo dagli orsi maschi che abitano il Parco, i quali avrebbero potuto ucciderli per renderla nuovamente disponibile all’accoppiamento.
L’Orsa faceva parte della popolazione di orsi marsicani che abita nel Parco Nazionale d’Abruzzo.
Gli orsi marsicani sono una sottospecie di orso bruno unica al mondo, geneticamente differenziata dagli orsi delle Alpi, ed è esclusiva del Centro Italia.
Attualmente, la popolazione conta circa una sessantina di esemplari, e ognuno di essi è fondamentale per la sopravvivenza di questa sottospecie a rischio di estinzione.
Gli orsi marsicani possono vivere fino a 40 anni, e un maschio adulto può pesare tra i 140 e i 210 kg, con una lunghezza massima di 150-180 cm mentre le femmine sono più piccole.
Questi animali sono onnivori, si nutrono di bacche, frutta, insetti e piccoli animali a seconda della stagione.
Durante l’inverno, smettono di nutrirsi e vanno in uno stato di letargo per sopravvivere alle basse temperature e alla scarsità di cibo, utilizzando il grasso accumulato come isolante termico e riserva energetica.
A differenza dell’orso bruno presente in Trentino, la presenza dell’orso marsicano nell’Appennino centrale è storica, e la convivenza con gli esseri umani è stata generalmente pacifica e positiva, come confermato anche da studi scientifici.
Gli abitanti delle aree circostanti al Parco sono informati sui comportamenti corretti per vivere in armonia con questi animali.
È importante non avvicinare gli animali selvatici né nutrirli per garantire la sicurezza di tutti.
In caso di incontri ravvicinati, è consigliabile allontanarsi con cautela e non assumere atteggiamenti minacciosi.
Se gli orsi si avvicinano a centri abitati o proprietà private come pollai o orti, la procedura corretta è quella di avvisare le Guardie del Parco o i Carabinieri Forestali per ricevere istruzioni.
In caso di danni, le autorità effettuano sopralluoghi, ripuliscono l’area dai resti di cibo per evitare che gli orsi tornino e provvedono ai necessari risarcimenti.
Tuttavia, la convivenza tra esseri umani e orsi è un argomento di studio costante.
Recentemente, un team di ricercatori dell’Università La Sapienza di Roma, in collaborazione con l’Istituto spagnolo di studi sociali avanzati e il Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, ha pubblicato una ricerca sulla rivista Journal for Nature Conservation.
Questo studio ha analizzato gli elementi per una coesistenza funzionale e sostenibile tra umani e orsi nell’Appennino, considerando i cambiamenti sociali ed economici in corso e i diversi punti di vista delle persone che condividono il territorio con gli orsi.
L’obiettivo del lavoro era quello di coinvolgere ulteriormente la popolazione nella conservazione di questa specie a rischio attraverso nuove forme di collaborazione, pianificazione e condivisione gestionale.
Questo approccio promuove un senso di responsabilità collettiva tra le istituzioni e le comunità locali, rendendo moralmente inaccettabili quei comportamenti individuali, come l’uso del veleno o pratiche zootecniche inadeguate, che mettono a rischio questa preziosa sottospecie di orso marsicano.