Albanese massacra di botte la moglie che finisce all ospedale
Un individuo di 56 anni originario dell’Albania, residente nell’hinterland bolognese, è attualmente oggetto di indagine per presunti maltrattamenti contro la moglie.
Secondo quanto riportato dalla stampa emiliana, l’uomo avrebbe minacciato la sua compagna di morte in diverse occasioni, talvolta aggredendola fisicamente e costringendola ad accedere al pronto soccorso.
Il tribunale di Bologna ha recentemente emesso una misura cautelare che impone all’uomo di allontanarsi dalla casa familiare e di non avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla vittima.
La vicenda ha preso una svolta più evidente grazie a una videochiamata tra la presunta vittima, una donna di 52 anni, e i figli che risiedono all’estero.
Durante la conversazione, i figli hanno notato i segni evidenti di violenza sul volto della madre, la quale ha tentato inizialmente di minimizzare l’accaduto quando interrogata.
Si è appreso che le aggressioni si sarebbero intensificate negli ultimi due anni, sebbene la coppia fosse sposata dal 1991.
La causa più recente dell’aggressione sembra essere scaturita da un litigio precedente, culminato in una violenta aggressione fisica che ha portato la donna al pronto soccorso, con una diagnosi di rottura del setto nasale e una prognosi di dieci giorni.
La vittima ha riferito ai carabinieri intervenuti sul posto di essere stata maltrattata dal coniuge, il quale, in uno stato di ubriachezza dovuto all’assunzione di alcol, l’avrebbe prima insultata verbalmente e successivamente aggredita fisicamente.
La donna ha sottolineato di aver subito per anni minacce, insulti e violenze, arrivando a citare frasi come “Chiudi la bocca o ti taglio la testa” e “Ti ammazzo”.
Nonostante la vittima avesse precedentemente presentato una denuncia, la ritirò temendo per la sua incolumità e quella della madre.
Tuttavia, l’indagine è stata avviata e potrebbero verificarsi ulteriori sviluppi nei prossimi giorni.
La decisione del tribunale di allontanare il sospettato dalla residenza e di vietargli l’avvicinamento alla vittima riflette la gravità delle accuse e la preoccupazione per la sicurezza della donna.