NEWS Nuova Speranza nella Cura dell’Alzheimer
La demenza, una patologia neurodegenerativa devastante, continua a rappresentare una sfida crescente per il mondo della sanità.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che nel 2019 ci fossero circa 55 milioni di persone affette da demenza nel mondo, un numero destinato a crescere a 139 milioni entro il 2050.
Tra le varie forme di demenza, la Malattia di Alzheimer costituisce la maggioranza dei casi, con il 60% di incidenza e rappresenta la settima causa di morte globale.
I sintomi dell’Alzheimer, che includono perdita di memoria, difficoltà nelle attività quotidiane e cambiamenti comportamentali, spesso portano alla totale dipendenza dell’individuo affetto.
Nonostante gli sforzi della comunità scientifica, attualmente non esiste una cura per questa malattia, e i farmaci disponibili mirano solo a rallentare il declino cognitivo.
Tuttavia, una nuova speranza emerge dall’ambito della neuromodulazione, presentando una prospettiva promettente per la terapia dell’Alzheimer.
Esperti come il Professor Giacomo Koch dell’Università di Ferrara, la Dottoressa Beatrice Casoni dell’Healthy Brain Institute e il Dottor Emanuele Lo Gerfo, hanno esplorato l’uso della stimolazione magnetica transcranica (TMS) come possibile trattamento.
La TMS, già impiegata con successo per patologie come la depressione e gli ictus, ora rivolge la sua attenzione alla demenza, in particolare all’Alzheimer.
Uno studio condotto dai ricercatori della Fondazione Santa Lucia, guidati dal Professor Koch e in collaborazione con l’Università di Ferrara, ha dimostrato che un trattamento di sei mesi con TMS diretta al precuneo, una regione cerebrale coinvolta precocemente nella malattia, può rallentare significativamente il declino cognitivo.
Il trial clinico randomizzato in doppio cieco ha coinvolto 50 pazienti, metà dei quali sottoposti a TMS e l’altra metà a un trattamento placebo.
Alla fine del periodo di trattamento, il gruppo TMS ha mostrato miglioramenti significativi nei punteggi delle scale cliniche per le funzioni cognitive, mantenendo anche un livello maggiore di autonomia rispetto al gruppo placebo.
La scelta del precuneo come bersaglio di stimolazione è stata guidata dalla sua precoce suscettibilità alla patologia dell’Alzheimer, essendo una sede di accumulo di sostanze nocive come l’amiloide e la proteina tau.
Inoltre, il precuneo è fortemente connesso ad altre regioni cerebrali coinvolte nei processi di memoria e consapevolezza.
Questo studio rappresenta una duplice innovazione: da un lato, identifica un nuovo target terapeutico per la TMS nella malattia di Alzheimer, dall’altro, introduce un modello di terapia a lungo termine, simile a quello utilizzato per valutare l’efficacia dei farmaci.
La terapia con TMS offre vantaggi significativi rispetto ai farmaci, inclusa la personalizzazione del trattamento per ogni paziente e una migliore tollerabilità.
Sebbene ulteriori ricerche siano necessarie per confermare questi risultati e per ottimizzare le modalità di trattamento, la TMS si presenta come una nuova speranza nella lotta contro l’Alzheimer, offrendo un approccio innovativo e promettente per migliorare la qualità della vita dei pazienti e delle loro famiglie.