Virus H1Ni a Vicenza 2 morti e 3 pazienti gravi a Vicenza
Due persone hanno perso la vita, mentre altri tre versano in condizioni gravi in terapia intensiva a causa del virus ‘H1Ni di tipo A’ a Vicenza.
Inizialmente si sospettava che i decessi fossero associati all’influenza suina, ma la Regione ha recentemente chiarito che si tratta di un virus influenzale ampiamente diffuso in tutte le stagioni influenzali dal 2009.
Etichettare erroneamente questo virus come influenza suina è un termine obsoleto e fuorviante.
Il virus ‘H1Ni di tipo A’ è particolarmente temibile per la sua elevata contagiosità, e la situazione sembra aggravarsi costantemente.
L’ASL (Azienda Sanitaria Locale) ha lanciato un urgente appello affinché la popolazione si sottoponga alla vaccinazione.
La prima vittima è stata un uomo di 55 anni, deceduto domenica presso l’ospedale San Bortolo di Vicenza.
Ieri sera, un altro paziente di 47 anni è spirato, dopo giorni di agonia.
Attualmente, altri tre pazienti, tra cui una donna in condizioni critiche, sono ricoverati nella terapia intensiva dello stesso ospedale a causa delle complicanze legate al virus, come la polmonite interstiziale, che può portare a una grave forma di insufficienza respiratoria.
L’ASL di Vicenza ha emesso un forte invito affinché la popolazione si vaccini senza indugi.
Il virus, simile a una comune influenza, può essere prevenuto attraverso il vaccino antinfluenzale disponibile in questa stagione.
“Questo ceppo influenzale è incluso nel vaccino, che è disponibile per i soggetti a rischio e per tutte le categorie raccomandate dal ministero della Salute.
La vaccinazione è quindi fortemente consigliata, estendendola anche a un pubblico più ampio”, afferma Francesca Russo, direttrice della Direzione Prevenzione della Regione Veneto.
Per prevenire il contagio, rimane fondamentale l’uso di mascherine e strumenti di protezione individuale in caso di esposizione al virus.
La direttrice Russo sottolinea anche l’importanza di una tempestiva terapia antivirale nei casi più gravi, soprattutto nei soggetti a rischio, ma solo dopo un’attenta valutazione medica.